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Gabriele e Carlo Niccolai montano la vite aerea
La storia della Niccolai nasce molto lontano nel tempo. Intorno al 1960 fu Carlo che coraggiosamente decise di trasformare il suo laboratorio di oggetti per gli accessori dell’alta moda italiana in una vera e propria fucina dove la maestria manuale produceva macchine di Leonardo di alto livello di artigianato. Un po’ per passione, un po’ per provare una nuova avventura, Carlo modello dopo modello diede inizio ad una vera e propria collezione di macchine, funzionanti, di Leonardo da Vinci. Dopo aver acquistato e letto attentamente alcune pagine dei Codici di Leonardo iniziò a replicare i progetti in scala più larga, addirittura a grandezza naturale, trasformandosi letteralmente in un falegname. Lavorare il legno non è un mestiere semplice, soprattutto se bisogna dare vita attraverso il lavoro manuale a dei progetti di secoli e secoli fa, oltretutto senza che nessuno li abbia mai realizzati.
Carlo però non si è dato per vinto e grazie all’intraprendenza del figlio Gabriele si è fatto conoscere nell’ambito accademico. Ovviamente, senza l’apporto di studiosi capaci di leggere, decifrare e riportare alla maestria artigianale gli appunti che Leonardo scriveva di fianco ai modelli nei Codici, Carlo non avrebbe mai affinato i suoi modelli. Tra gli studiosi amiamo ricordare il Prof. Carlo Pedretti e Sara Taglialagamba.
Sarà grazie al loro apprezzato contributo che fu possibile ricostruire l’incredibile robot capace di suonare il tamburo. Dando vita ad una vera e propria collezione, ora affinata dagli apporti accademici di studiosi eminenti, Carlo e Gabriele intrapresero la parallela strada dell’organizzazione di eventi culturali legati al nome di Leonardo.
Iniziarono così a farsi conoscere a musei, istituzioni e privati che avessero voglia di possedere, seppur per il tempo necessario all’evento, un pezzo della mente di Leonardo.

Carlo Niccolai e il robot tamburellatore